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Firenze : Giuntina, c2004
Abstract: Tel Aviv 1936. Kurt Rosendorf, fuggito dalla Germania nazista, approda nella Palestina sotto il Mandato britannico per suonare il violino nella neonata orchestra filarmonica della Terra d'Israele. Costretto ad abbandonare patria, moglie [cristiana] e figlia, Rosendorf, per sfuggire allo sconforto della sua vita sradicata, forma un quartetto d'archi perché solo nella musica da camera potrà ritrovare un senso alla sua esistenza. Sceglie, come secondo violino, Konrad Friedmann, giovane, ingenuo e fervente sionista; come viola, Eva Staubenfeld, donna bellissima ma cinica e fredda, avvolta da un passato enigmatico; come violoncello, Bernard Litowsky, uomo infantile e volgare, ma anche audace e divertente.
3 marzo 2014 alle 18:36
Mi è piaciuto questo romanzo che non tralascia nulla : narra del contesto storico e politico, quello della Germania di Hitler e della Terra di Palestina sotto il Mandato Britannico. Tratta il Quartetto d’archi come un microcosmo formato da persone molto diverse tra loro, che hanno un vissuto e dei desideri per il futuro differenti. Conosci il dolore ed il disagio della diaspora, della shoah, dell’ esilio, ma anche l’entusiasmo e l’ impegno di chi ha lasciato volontariamente l’ Europa, inseguendo il proprio ideale sionista, ed ha trovato in Palestina la propria patria. Poi c’è la musica: la struttura di un quartetto d’ archi e le dinamiche all’interno di esso. I musicisti che svelano la loro personalità così affine al ruolo che il proprio strumento musicale occupa nel quartetto.
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