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Lacci d'amore
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Be'er, Haim <1945->

Lacci d'amore

Firenze : La Giuntina, c2005 (stampa 2004)

Abstract: In questo romanzo autobiografico, Be'er porta alla luce i segreti, i tabù e le inconfessate sofferenze della sua famiglia. Una madre ossessivamente protettiva e ambiziosa nei suoi confronti e un padre frustrato e debole che trova il suo unico conforto nel canto sinagogale costituiscono il nido nel quale cresce e si forma il giovane Be'er. È Batei Ungarin, il quartiere ortodosso di Gerusalemme, a fare da sfondo al viaggio interiore dell'autore, che analizza senza compromessi i complessi rapporti con i genitori.

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LUCIA CARBONI
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Ecco la storia di una famiglia: nonna, padre, madre, dei loro avi, delle lontane terre di provenienza, della Terra di Palestina, del nascente Stato d’Israele, raccontata in maniera colta, con dovizia di nozioni sia politiche che religiose e dando grande risalto ai sentimenti che vengono psicanalizzati e narrati nella loro struggente drammaticità.

•   La nonna, analfabeta e mai uscita dalla Terra d’Israele, dopo la morte del marito, decide d’imparare a leggere perché vuole scrivere di suo pugno i biglietti d’ auguri agli otto figli e ai numerosi parenti sparsi per tutto il mondo. Dopo tantissime letture, diventa una donna molto erudita.
La nonna, memoria storica della famiglia, vuole passare tutte le sue informazioni al nipotino con la speranza che esso possa, da grande, diventare scrittore e tramandare ai posteri le storie familiari degli antenati: “...un Israelita deve sapere chi erano i suoi padri e i padri dei suoi padri, fino dove riesce ad arrivare” . Lo scrittore Agnon conferma: “…la genealogia dei suoi avi perlomeno fino al primo Adamo”. Infatti la pratica della genealogia è molto diffusa nelle famiglie ebraiche, fin dalla Bibbia.
La nonna si procura un albero genealogico, stampato su di un foglio, pronto per essere compilato.
Il nipotino occupa una fogliolina in alto (piccolo virgulto), mentre il bis-bis nonno della nonna: Rav Israel di Shklov, che per primo arrivò nel 1809 in terra d’ Israele, ne è il grosso tronco. Le radici dell’ albero affondano nella terra di Magonza fin dal medioevo.
Fantastici gli avi e poco credibili i racconti affascinanti della nonna ma, col tempo, verranno confermati come realmente accaduti, compreso il racconto del cappotto di Napoleone.

•   La mamma, molto critica, vuole educare il bambino ad una visione sempre realistica degli accadimenti e decide di dare una sua versione delle cronache familiari drammatica e dura, mettendo in luce gravi conflitti.
La mamma, che ha perduto le sue due bambine avute da un matrimonio precedente e morte a breve distanza l’una dall’altra, riversa tutto il suo amore ed interesse sul bambino avuto dal secondo marito. Lo aiuta fin da piccolo a sviluppare una mente priva di lacci e condizionamenti religiosi, di falsi miti e fanatismi. Interviene ogni qualvolta lui s’incatena scioccamente da solo e lo riporta a ragionare solo con la sua testa: “..l’ artista non deve obbedire a nessuno, e di sicuro non ai rabbini, ma solo agli ordini del suo cuore”.

•   Il padre, descritto come un uomo vecchio, escluso nel menage familiare a causa del legame morboso tra la madre e il figlio e di riflesso non stimato neppure dal bambino, ebbene riesce ad espletare il proprio ruolo di padre non solo preparandolo al bar-mitzvà ma trasmettendogli l’ interesse per la conoscenza e la cultura attraverso la lettura di una molto fornita biblioteca personale.
Da adulto, sollecitato dalla zia Ayala: ”..un uomo adulto non può continuare a rimanere attaccato per tutta la vita alla verità della sua infanzia” e anche dalla zia Miriam: “..guardare le cose con onestà e amore porta alla riconciliazione” rivaluterà, dopo la morte, la persona del padre, scoprendolo uomo conosciuto per l’amore e la devozione verso il prossimo. La madre paragonerà il marito, con grande stupore del figlio, ai 36 giusti.

Indimenticabile le ultime pagine dedicate alla morte della mamma per tumore cerebrale.

“Lacci d’ amore” mai titolo fu più appropriato!

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